Intervista al TGR
Congresso FLC-CGIL |
Non parlerò dei problemi della mia categoria : il dirigente scolastico.
Non parlerò neppure contro le riforme Moratti nella scuola elementare; non dirò cosa abbiano rappresentato per il mondo della scuola. Inutile dire che è più facilmente controllabile e ricattabile. Già pochi anni dopo era risultato chiaro che si era trattato per lo più di una manovra economica di risparmio con la chiusura delle scuole speciali:
La legge sull’integrazione degli alunni stranieri nelle classi, altra legge di grande civiltà, ma che per la sua incompletezza ha finito per creare situazioni di grande tensione e disagio nelle classi : senza risorse, senza personale specializzato come i facilitatori linguistici e i mediatori culturali (figure che esistono ma stanno scomparendo per mancanza di fondi), senza un programma di formazione del personale docente. Oggi tutta la nostra attenzione e la capacità di elaborazione andrà concentrata per definire le linee della scuola che vogliamo. Dicendo “la scuola che vogliamo”, che noi lavoratori vogliamo, apro un capitolo non scontato sul ruolo del sindacato, che qualcuno limita ancora ad pura attività di “risposta”, rispetto a leggi o proposte di legge che riguardano i lavoratori della scuola.
Sul piano dell’analisi si tratterà di operare una rilettura critica di quella stagione riformista a cui accennavo e di alcune norme che si sono succedute e per le quali non sono estranei errori di valutazione o leggerezze anche da parte sindacale.
Qui la causa non è una riforma, ma una trappola nella quale è caduto il sindacato con l’intenzione di tutelare il precariato.
Tutto questo non tutela né il buon funzionamento della scuola, né i diritti degli altri lavoratori della scuola, nè il diritto allo studio degli alunni. Il problema è che il precariato, nella scuola, non deve esserci o deve essere ridotto ai minimi termini. |