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Riccardo CarlonRiccardo Carlon
Incontro con gli studenti PDF Stampa E-mail
Lunedì 14 Settembre 2009

ISTITUTO COMPRENSIVO “A.DIAZ”

 

Anno scolastico 2009-10 INAUGURAZIONE DELL’ANNO SCOLASTICO CON LE 10 CLASSI DELLA SCUOLA MEDIA CALVI delle sedi di S.PROVOLO (7 classi) e di VIA GARIBALDI (3 classi) 15 settembre 2009

Presenti Dott.ssa Carmela Palumbo, Direttore generale Ufficio scolastico regionale Anna Maria Miraglia, Assessore alle Politiche educative del Comune di Venezia Enzo Castelli, Presidente della Municipalità di Venezia c.s.-isole

RELAZIONE PROGRAMMATICA E DI ORIENTAMENTO

Incomincia un nuovo anno scolastico. In realtà è iniziato il primo settembre quando ho incontrato i circa 100 fra maestri e professori che costituiscono il personale docente di questo istituto comprensivo di cui sono il preside. Dirigerò 7 scuole: 3 d’infanzia (dai 3 ai 5 anni), 2 primarie (dai 6 ai 10 anni) 1 scuola secondaria di primo grado in due sedi con 10 classi (dagli 11 ai 14 anni) per un totale di 720 studenti. Il discorso che ho preparato per voi è ovviamente molto diverso rispetto a quello che ho fatto agli insegnanti, ma ha alcuni punti fondamentali in comune.

Il primo punto è l’idea che io ho della scuola e che chiedo venga condivisa da tutti : insegnanti, studenti, genitori.
Se non c’è accordo e condivisione sui principi, sulle idee ci sono solo conflitti e caos.
La scuola non è un luogo dove si trasmettono e si imparano solo saperi e conoscenze.
Certo è importante saper scrivere correttamente, senza errori di ortografia e grammatica; capire in profondità il significato di quello che si legge; saper utilizzare le regole matematiche, perché la matematica ha un grandissimo potere sull’organizzazione e sulla comprensione della realtà; conoscere le scienze, la geografia, la storia; apprezzare la musica; saper analizzare un’ immagine, un’opera d’arte …. E così via.
E neppure la scuola è il luogo dove si apprendono solo gli strumenti, i metodi dello studio: il modo di isolare un concetto da un contesto caotico, le strategie per ricordare delle nozioni, il metodo della ricerca, della sperimentazione, le procedure per scrivere un testo efficace ecc.
La scuola è sì tutto questo ma anche qualcosa d’altro e di più importante.
La scuola è il luogo dove si rafforza – anche attraverso lo studio ma non solo – la capacità di distinguere la verità dalla menzogna, il giusto dall’ingiusto, il bene dal male.
La scuola è il luogo dove si consolida la capacità di provare sentimenti di amicizia, di solidarietà verso chi ha bisogno di aiuto, di tolleranza anche verso chi non si comporta bene, di rispetto per i compagni e gli adulti.
La forza che esercita su molti di voi tutto ciò che è fuori dalle regole, che oltrepassa i limiti, che scandalizza, è una forza potente, ma anche estremamente pericolosa.
Nel corso del passato anno scolastico tutti voi avrete letto sui giornali o sentito alla televisione numerosi fatti di cronaca con protagonisti ragazzi, anche della vostra età, che hanno compiuto azioni di bullismo o aggressioni vere e proprie.
Mi dicono che atti di bullismo sono stati compiuti anche da qualcuno di voi al punto da provocare addirittura delle sospensioni da scuola.
Si crede di essere sempre in grado di fermarsi quando si vuole, prima che la situazione ci sfugga di mano.
Ma non sempre è così.
E’ come con il fumare : si comincia con una sigaretta, poi due e poi tre:
Tanto posso smettere quando voglio…. Non sono mica drogato.
Ma poi la nicotina comincia ad abitare nel nostro sangue e misteriosamente il nostro corpo comincia a reclamarne la presenza, quando questa diminuisce nell’organismo, e ne chiede sempre di più.
A questo punto si è fregati.
E così quello che era un comportamento per darsi un tono, per sentirsi “fissi” con la sigaretta in mano, diventa una schiavitù.
Ma a volte basta un piccolo aiuto dall’esterno, una costrizione e si riesce a smettere.
Vi racconterò un aneddoto.
Due anni fa ho esteso la norma del divieto di fumare non solo dentro le scuole ( che è di legge) ma anche agli spazi esterni (cortile,giardino, terrazza).
Questo ha creato un notevole malumore fra i docenti che fumano.
Ma dopo qualche settimana una insegnante mi ha ringraziato dicendomi che essere stata costretta a restare tutta la mattina senza fumare l’ha aiutata a smettere del tutto.
A volte si ha bisogno che qualcuno decida al posto nostro costringendoci a fare o a non fare qualcosa.
C’è un’altra capacità importante che si deve imparare nella scuola : il controllo.
Qualcuno di voi può essere tentato di agire nella scuola in modo negativo, anche commettendo reati.
Come dicevo le pagine dei giornali sono piene di articoli su ragazzi delle scuole medie che sporcano o fanno danni, che compiono atti di bullismo contro i compagni, che fumano o portano materiali per fumare, che insultano i professori ecc.
Se qualcuno di voi avverte che stanno nascendo in lui questi impulsi, deve riuscire ad esercitare un controllo e, se sente di non potercela fare, deve chiedere aiuto.
Spero di poter creare presto una struttura in grado di fornire questo aiuto.
Sarà formata da un paio di insegnanti, da uno psicologo, da me e vorrei sperimentare la presenza anche di qualche vostro compagno, qualcuno di maturo e responsabile.
L’impulso a non rispettare e a violare le regole, a comportarsi male, fino ad andare contro le leggi e commettere reati è una forza potente nella natura umana.
La maggior parte degli esseri umani, in un periodo della loro vita, si è trovato a dover affrontare questa forza negativa che premeva dentro la loro anima.
Per poter tenere a bada questo impulso servono una serie di strumenti.
Ne ho individuato quattro.

 

Il primo strumento è la CONOSCENZA DI SE STESSI.
Ci sono dei segnali che dobbiamo saper riconoscere.
Si comincia con un’azione di poco conto, tipo fare un disegno o scrivere una parola sulla parete di un’aula o su un banco o prendere continuamente in giro un compagno dandogli il tormento, o rispondere in modo poco educato ad un professore.
Magari poi si passa al danneggiamento, tipo rompere del materiale scolastico o buttare il rotolo di carta igienica nel gabinetto (qualche bambino delle elementari lo fa).
Poi ci si accorge che sono cose stupide, da bambinetti, ci divertono poco e allora si pensa a cose più importanti.
Prima di accorgerci cosa stiamo facendo siamo già al reato, cioè a qualcosa che è di competenza di polizia e giudici.
Ecco, non rendersi conto della gravità di quello che stiamo facendo è il maggior pericolo.
Quindi la conoscenza delle leggi e la consapevolezza di ciò che è reato è molto importante.
Vi racconterò un altro aneddoto.
Alcuni anni fa ricevo una telefonata verso mezzanotte dalla polizia.
Mi dicono di andare in una delle mie scuole perché hanno catturato dei ragazzi che vi si erano introdotti.
Vado e trovo tre ragazzi dai 14 ai 16 anni che erano entrati a scuola arrampicandosi sulla grondaia e forzando una finestra.
Avevano bevuto birra, mangiato merendine trovate sotto i banchi, buttato per terra del materiale scolastico, forzato il cassetto di una scrivania.
Se la sono cavata con poco: una dichiarazione di pentimento davanti a me e allo psicologo del tribunale dei minorenni, la donazione alla scuola di 20 risme di carta come risarcimento, il divieto di uscire la sera per un bel po’e magari una play-station sfasciata dal papà, che è peggio di uno schiaffo.
Ma se la sono cavata perché quando la polizia mi ha chiesto se nel cassetto della scrivania trovato vuoto c’era del denaro, io ho deciso di dire di no.
Se avessi detto che c’erano 20 euro ci sarebbe stato anche il reato di furto con scasso, un reato grave che può rovinare l’intera vita di una persona.
C’erano o non c’erano quei soldi? Lo so solo io.
Ma vi sono delle circostanze – anche se rare – in cui anche la bugia può in qualche modo essere al servizio del bene.
Il mondo delle relazioni umane è molto complesso e contraddittorio, pieno di luci ed ombre e bisogna saper capire, distinguere e decidere per il meglio.

 

Il secondo strumento è la CONSAPEVOLEZZA DELLE CONSEGUENZE DEL NOSTRO AGIRE.
Un altro aneddoto, questa volta dai giornali.
Un gruppo di ragazzi getta della benzina addosso ad un barbone che dormiva su una panchina e gli danno fuoco.
Vengono subito presi dalla polizia e portati in questura.
Dopo una notte di interrogatori, pianti, genitori che arrivano disperati ecc. i ragazzi confessano.
Dopo aver confessato uno di loro dice :” Beh! Ora che ho confessato posso andare a casa?”.
Capite, aveva quasi ucciso una persona (che per pura fortuna si è salvata) e chiede se poteva andare a casa.
Questo ragazzo non aveva la minima percezione della gravità di quello che aveva fatto.
Questo può essere un caso limite, ma sono certo che qualcuno di voi pensa che fregare ad un compagno un cellulare sia una cosa di poco conto, quasi uno scherzo.
Invece si tratta di furto ed è un reato punito dalla legge.

 

Il terzo strumento è capire la LOGICA NELLA SEQUENZA DEL CONFLITTO.
C’è spesso un modo sbagliato di pensare, da parte di chi produce un danno, col quale si giustifica.
Esempio:
Mario dice stupido a Sergio.
Sergio dà un pugno in faccia a Mario.
Mario si rompe un dente.
La logica della causa-effetto dice che la causa della rottura del dente di Mario è il pugno di Sergio.
Ma Sergio, che ha dato il pugno, sostiene che la causa della rottura del dente di Mario è l’insulto che gli ha rivolto Mario.
Cioè il pugno di Sergio a Mario sarebbe la conseguenza di un insulto quindi un effetto e non la causa.
Invece la realtà è solo il fatto che Sergio ha rotto il dente a Mario con un pugno e per questo sarà punito.
Al massimo l’insulto potrà costituire una attenuante, ma niente di più.
E’ importante capire bene significato e posizione dei termini causa-effetto-conseguenza-provocazione perché dai significati e dalla sequenza degli atti deriva poi la colpa e la punizione.

 

Il quarto e ultimo strumento è la CAPACITA’ DI CHIEDERE AIUTO.
Quando ci si sente deboli, rispetto all’impulso a fare cose sbagliate, a fare del male agli altri con le parole o con i gesti… dovete chiedere aiuto.
Non è umiliante, non è da bambini, anzi ci vuole molto coraggio a chiedere aiuto, ma bisogna saperlo fare e, certo, trovare la persona giusta.
State certi che ciascuno di voi ha vicino, da qualche parte, la persona giusta che vi può aiutare.
I genitori, un parente, un amico, un insegnante….
Qualcuno c’è…. Sempre.
Io stesso e gli insegnanti di questa struttura a cui ho accennato prima saremo sempre a vostra disposizione, pronti ad ascoltarvi e a cercare di risolvere i vostri problemi, nella massima riservatezza.
Nel senso che non vi esporremo a conseguenze negative né da parte di compagni di classe, né degli insegnanti, né dei vostri genitori per quello che ci direte.
Ricordatevi che io sarò sempre dalla vostra parte e se prenderò delle decisioni che vi sembreranno contro di voi, sappiate che le avrò prese nella piena convinzione che alla fine vi saranno utili.
Vorrei parlarvi ora degli obiettivi che mi ripropongo di raggiungere in questo anno scolastico.
Il primo obiettivo è fare in modo che voi stiate bene a scuola.
Io parto dall’idea che la scuola può essere noiosa, odiosa, nemica.
Sicuramente così è stata vissuta per tutti quelli che sono stati bocciati.
Ma in parte lo è stata forse anche per quelli di voi che hanno rischiato la bocciatura perché hanno avuto molti insuccessi nel corso dell’anno, anche se poi alla fine sono stati promossi.
Ma la scuola può essere anche interessante, entusiasmante, amica.
Che sia una cosa o l’altra dipende da molti fattori e noi tutti dobbiamo capire quali sono questi fattori che fanno della scuola una cosa o l’altra.
Non posso certo cavarmela dicendo : basta che gli insegnanti insegnino bene e che i ragazzi studino.
Le cose sono più complicate, soprattutto per quanto riguarda lo studio, l’impegno di voi ragazzi.

Si studia se… Ci si impegna se ….
E questo se è diverso per ciascuno di voi, perché la vita di ciascuno di voi è diversa.
Nelle 10 classi di scuola media di questo Istituto Comprensivo ci sono quasi venti ragazzi che sono stati bocciati : chi in prima, chi in seconda, chi in terza.
Voglio capire perché dei ragazzi sani, intelligenti – magari con qualche problema, ma chi non ne ha – hanno vissuto un anno di insuccessi che ha portato alla bocciatura.
E più che la bocciatura – che è un puro atto finale – mi colpisce e addolora il fatto che un ragazzo abbia trascorso male un intero anno della sua vita : vedendo i suoi compiti pieni di cancellature e con brutti giudizi; non riuscendo a risolvere i problemi; facendo brutte figure nelle interrogazioni con le risatine di scherno di qualche compagno o peggio vedendo le espressioni di compassione di altri.
Dalla prossima settimana incomincerò a parlare personalmente con tutti quelli di voi che sono stati bocciati e anche con quelli che hanno rischiato di esserlo.
Voglio parlare anche con tutti quelli che hanno avuto problemi di comportamento con i compagni e gli insegnanti, che si sono comportati male (insulti, scatti d’ira ecc.).
Preparatevi a spiegarmi quello che è successo perché quest’anno voglio che l’atmosfera nelle classi sia serena.

 

E veniamo al secondo obiettivo che voglio raggiungere.
Voglio che alla fine dell’anno siate tutti promossi.
Per raggiungere questo obiettivo è necessario che tutti – insegnanti,genitori,studenti- si impegnino a cercare di capire quali sono i punti critici, gli ostacoli, gli atteggiamenti, i comportamenti negativi.
Non mi interessa sapere che un ragazzo va male a scuola : mi interessa sapere perché va male a scuola.
Sono stanco di sentirmi dire da un insegnante di uno studente : è distratto, non si impegna, non fa i compiti, disturba la lezione e così via.
Chiederò agli insegnanti uno sforzo di analisi sui contesti e sul perché.
Questo perché racchiude spesso molte cause:
Una volta bastava dire : non ha voglia di studiare! Chiuso il discorso.
Invece ci sono cause nella responsabilità della scuola (degli insegnanti, dell’organizzazione, quindi mia), della famiglia (che a volte può essere distratta, assente, disinteressata oppure al contraria troppo, apprensiva, possessiva) e del ragazzo.
C’è certamente anche e soprattutto una responsabilità vostra.
Non sono di quelli che assolvono sempre i ragazzi con la formula del “disagio giovanile”, dei “problemi familiari”, o dei “disordini psicologici” dell’adolescenza.
I primi responsabili della vostra educazione siete voi.
Ogni giorno voi costruite la vostra formazione, la vostra educazione appunto con una serie di decisioni.
Decidete di studiare il capitolo di storia o invece decidete di prolungare la vostra permanenza davanti alla televisione.
Decidete di fare molti esercizi di preparazione al compito di matematica o decidete di farne pochi.
Se per degli impegni non avete potuto studiare al pomeriggio, dopo cena decidete di recuperare studiando fino a mezzanotte oppure fino a mezzanotte fate un videogioco o navigate su internet.
Certo la scuola può fare molti interventi per creare in voi la consapevolezza dell’importanza di impegnarsi nello studio..
Cercheremo di metterli in atto, ma alla fine tutto dipenderà sempre e comunque da voi.

 

Il mio terzo obiettivo è far sì che voi tutti usciate dalla scuola media con una preparazione tale che vi permetta di non essere massacrati dalla scuola superiore.
Perché è bene che lo sappiate fin d’ora.
La scuola superiore sta letteralmente massacrando tutti gli studenti che arrivano dalle medie con una preparazione scarsa.
Leggo sui giornali del 15 giugno : Istituto commerciale Sarpi in media 9 studenti bocciati per ogni classe e moltissimi in giudizio sospeso a causa di molte materie da recuperare durante l’estate.
Istituto Tommaseo : classe prima D su 20 studenti : 6 bocciati, 7 con materie da recuperare.
C’è stato un enorme aumento della severità, da parte dei professori della scuola superiore, non più disponibili a salvare gli studenti scarsamente preparati.
Ci si può difendere da questi professori esigenti e severi?
In un solo modo : aumentando lo studio.
Non cercherò di convincervi a studiare con gli argomenti dei vostri genitori.
Tipo: devi studiare se vuoi essere promosso. Oppure:
Io lavoro per mantenerti e il tuo lavoro è lo studio.
Non sono argomenti molto efficaci.
Ma c’è un argomento molto più convincente e ce lo offre la scienza.
Qualche tempo fa su una importante rivista scientifica americana sono stati pubblicati i risultati di una ricerca sul cervello dei topi di laboratorio.
Credo sappiate che le ricerche sui topi da laboratorio precedono sempre quelle che poi vengono effettuate sull’uomo perché forniscono informazioni importantissime al funzionamento del cervello umano.
Dunque gli scienziati hanno scoperto che nel cervello, anche quello di un individuo adulto, nascono sempre nuove cellule (neuroni) che però, dopo circa tre settimane, muoiono.
Se ne sono accorti colorando (con speciali procedimenti) queste cellule neonate per distinguerle dalle altre che invece erano già da tempo nel cervello.
Hanno poi diviso i topi in tre gruppi.
Il primo gruppo è stato lasciato senza alcuna attività : solo mangiare,bere,dormire.
Al secondo gruppo sono invece stati proposti compiti facili. Tipo: per raggiungere il cibo dovevano uscire da un facile labirinto.
Al terzo gruppo è stato invece proposto un compito più difficile che richiedeva un certo addestramento.
Ebbene : nel primo gruppo di topi, quello che non faceva niente, le nuove cellule del cervello morivano dopo le tre settimane previste, come si sapeva.
Ma nel secondo gruppo, quello col compito facile, le cellule neonate vivevano più a lungo (5-6 settimane)
Nel terzo gruppo infine, quello col compito più difficile, le cellule neonate vivevano tantissimo.
Questo significa che se noi – a tutte le età – ci impegniamo in compiti difficili, la quantità delle cellule del nostro cervello aumenta, perché le nuove cellule sopravvivono a lungo, e con esse la nostra capacità di pensare, capire, decidere.
Ricordatevi di questa ricerca quando sarete impegnati in qualcosa di complicato, difficile, mentalmente faticoso.
E’ proprio questa fatica, questo sforzo a contribuire a tenere in vita le nuove cellule che continuamente si formano nel vostro cervello.

La politica scolastica in Italia, oggi, non è certo fatta per aiutarvi, orientata verso una forte diminuzione di risorse alla scuola pubblica.
Meno insegnanti significano minor possibilità di organizzare per gite scolastiche, attività di laboratorio, di ricerca e sperimentazione.
Significa anche che, nei momenti di assenza dei docenti per malattia, le classi resteranno spesso scoperte, in attesa dell’arrivo di un supplente che potrebbe anche non arrivare.
In queste circostanze vorrei evitare di suddividere gli studenti nelle altre classi o di mettere un ausiliario a sorvegliarli.
Sarebbe uno spreco di tempo oltre ad una scontata confusione in classe che fa presto a degenerare in liti e baruffe varie.
La mia idea è che si possa attuare, in queste occasioni, una sorta di autogestione, sul tipo di quella dei ragazzi delle scuole superiori durante le occupazioni.
Cioè i ragazzi di una classe si impegnano da soli in un’attività comune che potrebbe essere, ad esempio, la redazione di un giornale scolastico.
In assenza del docente la classe si trasforma in una sorta di redazione giornalistica con 4 o 5 gruppi, ciascuno con un coordinatore e un argomento da sviluppare:
può essere la recensione di un film, un libro, un concerto, una trasmissione televisiva, un videogioco;
può essere l’analisi e il commento di un fatto di cronaca o l’esposizione di qualche problema del quartiere;
può essere la definizione di qualche progetto di inchiesta, che può essere sviluppato successivamente con l’aiuto degli insegnanti;
può essere un argomento legato alla scuola, come la proposta – da parte del Ministro Gelmini – del grembiule obbligatorio per tutti gli studenti o l’introduzione del voto numerico al posto del giudizio o ancora il 5 in condotta che comporta la bocciatura anche se uno studente è bravo in tutte le materie.
Integrati successivamente da fotografie e disegni, revisionati gli articoli dai docenti, si può pensare ad una stampa e ad una distribuzione, magari a pagamento, così si recupera del denaro per acquistare del materiale didattico.
Ho già alcune idee che spero di poter realizzare col vostro aiuto e con quello dei vostri professori.
Vorrei che anche nelle 10 classi di scuola media di questo Istituto venisse eletto uno studente come rappresentante di classe.
E’ così nella scuola superiore e vorrei sperimentarlo anche nella scuola media.
Vi ho già detto del progetto di struttura a vostra disposizione (e dei vostri genitori) per affrontare tutti i vostri problemi di studio e di relazione e far sì che voi possiate stare bene a scuola.
Vorrei attivare anche un progetto sul bullismo , per conoscerlo e contrastarlo, che vi potrà essere utile anche e soprattutto quando sarete alle superiori. Concludo. La cosa più preziosa che noi abbiamo, preziosa perché quando la consumiamo non possiamo più riaverla, è il tempo. Sprecare il tempo è un delitto contro noi stessi. Quando si spreca il tempo? Quando ci si annoia. Quando si fanno cose che non arricchiscono la nostra personalità, ma al contrario la deprimono, la impoveriscono. Quando non capiamo una cosa e lasciamo perdere. Quando ascoltiamo senza imparare. Quando guardiamo una trasmissione televisiva stupida. E si potrebbe continuare come una sorta di gioco in cui ciascuno di voi aggiunge qualcosa. Il vostro tempo prezioso dovete invece impiegarlo per sviluppare le vostre capacità, per coltivare i vostri talenti, con la consapevolezza di costruire non tanto il vostro futuro – che vi appare lontano e quindi poco interessante – ma il vostro presente. Perché nelle ore che trascorrete a scuola c’è una enorme quantità di cose da fare, da imparare, da sperimentare, da capire. Certo c’è anche il vostro futuro. E’ qui ed ora che iniziate a costruire un percorso che potrebbe portarvi ad essere qualcuno di importante per la società e per voi stessi : un medico, uno scienziato, uno scrittore, un musicista o- perché no- un attore. Non buttate via nulla di questo vostro tempo prezioso. Auguro a tutti voi un anno scolastico sereno e pieno di successi.

IL PRESIDE Riccardo Carlon