Testo base di relazione Stampa
Lunedì 06 Ottobre 2008

Per capire pienamente quello che sta succedendo, bisogna intraprendere 3 diversi livelli di ragionamento.
Il primo è quello dei tagli alle risorse.
Fa bene il sindacato a sottolineare questo aspetto, le sue conseguenze sul piano dell’occupazione e della conseguente qualità della scuola.
Ma il problema dei tagli alla scuola è un costante impegno di tutto il ceto politico, da sempre.
A dire la verità c’era sempre la posizione discordante del Ministro dell’Istruzione e di quello della Cultura che, nel Consiglio dei Ministri, si battevano per preservare scuola e cultura dai tagli.
Stupisce invece, ma non più di tanto, che l’attuale ministro sia perfettamente allineato nel condividere i tagli alla scuola, come lo è d’altra parte anche il ministro della Cultura.
Forse sarebbe il caso di interpretare questo accanimento nei confronti di scuola e cultura.
Scopriremmo che dietro la maschera delle esigenze di risparmio c’è ben altro, un progetto politico di lungo respiro.
E’ il secondo livello di ragionamento, quello prettamente politico, che non faccio volentieri in quanto può disturbare chi è favorevole alla riforma perché si riconosce nel centro-destra.
E a me , come dirigente scolastico, interessa fornire a tutti elementi di giudizio critico nel merito di questa riforma, indipendentemente dalla collocazione politica delle persone.
Anzi, dobbiamo tutti rivolgerci a chi crede di condividere questa riforma perché non ne immagina le conseguenze ed i danni ed esprime un consenso di fede.
E’ quindi il terzo livello di ragionamento quello decisivo sul quale voglio impegnarmi.
Quello che entra direttamente nel merito di questa riforma con particolare Riferimento all’introduzione del maestro unico e alla riduzione dell’orario di lezione da 30 ore (33 nel tempo-pieno) a 24 ore.

Entriamo dunque le merito di questi provvedimenti del governo che riguardano la scuola pubblica.
Intanto, tutti la chiamiamo Riforma Gelmini – Tremonti, ma non ha la dignità, complessità pedagogica e tecnica di una Riforma.
Si tratta più che altro di una serie di provvedimenti il cui effetto è principalmente quello di disintegrare il tipo di scuola nata dalla grande stagione di riforme degli anni 70-90.
E questa disintegrazione incomincia con la cancellazione – di fatto – di una serie di Principi su cui si fondava il sistema dell’ Istruzione Pubblica nel nostro Paese.
Parole chiave come accoglienza, solidarietà, senso critico, attività di ricerca e sperimentazione, cooperazione, coordinamento didattico, collegialità nella programmazione.
Perfino la parola Cultura, assieme alle altre, diventa un termine da usare con cautela di questi tempi, SE un Ministro della Repubblica – il prof.
Brunetta - può mettersi impunemente ad insultare tutto ciò che è Cultura: dai professori fannulloni e strapagati, ai musei polverosi da chiudere; dagli enti lirici spreconi , ai ricercatori scientifici da mandare all’estero (perché lasciarli eternamente precari, questo significa).
Ho l’impressione che non sia solo la scuola sotto attacco, ma tutte le forme della cultura nel nostro paese.
Ma qui parliamo di Scuola, di Scuola Pubblica e limitiamoci a questo.
La prima cosa da considerare è che ci troviamo di fronte ad una Riforma – chiamiamola pure così per comodità – che sa parlare alla Gente.
La maggior parte delle persone di questo paese ( non solo chi ha figli a scuola, parlo in generale) pensa che una maestra possa bastare a fare scuola da sola in una sezione di scuola d’infanzia o in una classe di scuola primaria.
Che se la sono presa comoda 3 maestre su due classi o addirittura 2 su una classe (tempo-pieno) e che è stato un espediente per aumentare i posti di lavoro dei docenti .
C’è una ostilità diffusa verso gli insegnanti, considerati nella maggior parte poco preparati, privilegiati (i famosi 200 giorni di lavoro annuo a 24 ore settimanali), assenteisti, fannulloni, spesso stravaganti nelle relazioni con gli studenti.

 

E fa molto effetto sapere che il 93% del bilancio della Pubblica Istruzione se ne va per gli stipendi e che c’è più di 1 milione di insegnanti e che ci sono “più bidelli che poliziotti” come ha detto il Ministro.
Quando ho letto questa dichiarazione non ci volevo credere perché non ha alcun senso sul piano della logica argomentativa.
Si può dire anche che ci sono più politici che poliziotti.
Non per questo si devono diminuire i politici, che certo costano molto – più dei bidelli di sicuro– ma hanno un ruolo essenziale in una democrazia (parlamento consigli regionali,provinciali, comunali ecc).

Mi preoccuperei di un governo che volesse ridurre i numero dei politici perché vi sarebbe una progressiva concentrazione del potere nelle mani di pochi.
Ma una affermazione che non ha senso sul piano della logica argomentativa lo ha eccome sul piano dell’immaginario, della percezione fisica, della sfera emotiva.
E’ su questi piani che si crea e si rafforza il consenso, o lo si perde.
E anche sulla perdita della memoria storica.

Il centro destra non ha memoria storica della stagione riformatrice degli anni 70-90, delle sue ragioni culturali, politiche ed economiche.
Il centro sinistra quella memoria l’ha volutamente smarrita quando ha imboccato la strada della sostituzione della scuola-servizio-pubblico con la scuola-azienda con l’alunno- cliente e il preside manager.
Credo però sia del tutto inutile ricostruire quella memoria, riesumare il complesso di ricerche, studi, esperienze pilota, motivazioni che avevano sorretto il percorso legislativo di Riforma della Scuola : dal 1977 al 1985 al 1990.
Certo la scuola che ne è derivata è ancora valida e va difesa.
Meglio sarebbe stato difenderla prima, continuando a rafforzarla, eliminarne le contraddizioni e i limiti, affrontando i nuovi problemi con decisioni coraggiose e risorse.
Pensiamo alla vergognosa norma che consente lo svolgimento del sostegno ad alunni anche gravemente disabili da parte di insegnanti privi di specializzazione.
Pensiamo ai perversi regolamenti sulle supplenze che rendono difficilissima la sostituzione dei docenti assenti e la conseguente continua divisione degli alunni fra le classi.

Pensiamo alle forme di garantismo nei confronti dei docenti (150 ore-legge 104-part/time) ,giuste e doverose, MA senza che ne venisse considerato l’impatto sull’organizzazione e senza quindi provvedere ad adeguate misure di compensazione.
Per non parlare dell’inserimento degli alunni stranieri nelle classi, senza quel supporto di mediatori culturali e facilitatori linguistici la cui presenza nelle scuole esiste in modo limitatissimo solo grazie a quelle amministrazioni comunali che la giudicano necessaria.
Ma quale è ,alla fine ,il modo giusto per riuscire a difendere questa scuola?
Certo sono importanti le manifestazioni di protesta, le notti bianche, i messaggi al presidente della repubblica.
Il vero problema è – a mio giudizio – riuscire a disgregare il consenso ai nodi di questa riforma da parte della maggioranza del paese; una maggioranza che ha votato, condividendo principi idee e prospettive di chi oggi governa.
Bisogna riuscire a determinare una separazione fra la condivisione ideologica dell’elettore alla parte politica maggioritaria ( che non è al momento discutibile) con il proprio interesse di genitore (che la Riforma sta gravemente minacciando).
Bisogna essere consapevoli che un individuo possa riconoscersi nel centro destra e nello spesso tempo rifiutare questa Riforma ed esprimere questo dissenso.
La strada per raggiungere questo obiettivo non è mettere in luce i principi educativi della scuola attuale, le esigenze di formazione dei bambini, il valore delle scelte pedagogiche, operate dalla grande stagione di riforme.
Né far riferimento a quei principi, a quelle parole chiave a cui accennavo all’inizio.
Condivido pienamente l’opinione di Michele Serra che su LA REPUBBLICA di qualche settimana fa spiegava il segreto del consenso ai nodi della Riforma Gelmini-Tremonti col principio di Semplicità.
Tutto quello che viene presentato come complesso, viene visto dalla maggioranza dei cittadini di questo Paese con fastidio, ostilità e sospetto.
E’ vincente quello che Serra chiama il Pensiero Sbrigativo, un pensiero che non va a scovare problemi, non si pone dubbi, non manifesta esitazioni e incertezze.
Tre insegnanti su 2 classi (il famoso Team di docenti) o tre su quattro o due su 1 (tempo-pieno).

Due tipologie di scuola : modulo e tempo pieno.

L’orario scolastico con alcuni giorni solo al mattino, altri con il pomeriggio e ogni anno si cambiano i rientri.
Il coordinamento didattico settimanale fra gli insegnanti, (che cosa hanno da dirsi per 2 ore alla settimana e lo faranno poi veramente?)
La biblioteca alternativa al libro di testo, che già l’aggettivo alternativo sa di sovversivo.
La scheda di valutazione, che si capisce poco se il bambino va bene o no.
Queste classi piene di stranieri e disabili che richiedono particolari cure.
Tutto ciò è insopportabilmente complesso.
E la complessità è vista dalla gente come sinonimo di confusione e caos.
Soprattutto se non sono state date risposte chiare e concrete ai problemi reali e queste risposte non sono mai state date, per una pesante responsabilità anche dei governi di centro-sinistra.
I temi della Riforma Gelmini-Tremonti sono, come si dice, chiari e semplici: grembiule obbligatorio per tutti : che fa ordine e pulizia voti numerici: che finalmente si capisce bene come va mio figlio voto di condotta : che basta col bullismo maestro unico : che si parla con uno solo e il bambino non si fa confusione orario unico di 24 ore : che tanto di sicuro sarà possibile lasciare a scuola il bambino con qualcuno per il pranzo e per un doposcuola e pazienza se bisognerà pagare qualcosa.
Una sola cosa può smantellare l’adesione emotiva a proposte così vincenti di semplificazione della scuola: la consapevolezza che tali proposte producono una serie di conseguenze a cascata che si tramutano in danni per i propri figli.
Nessun “noioso” e “intellettualistico”richiamo a principi educativi od etici.
Solo il nudo e crudo interesse personale di genitore.
E allora andiamo a vedere come sarà la classe disegnata dalla riforma.
Mostriamo i danni che produrrà e forse il livello di consenso della gente si abbasserà quel tanto che basta ad ostacolarne l’applicazione, perché l’approvazione è cosa certa.

LA CLASSE nell’anno scolastico 2009-10

  1. Vi saranno fino a 29 alunni con un ampio dislivello di età ( nati fino ad entro il 30 aprile, per ora).
  2. Presenza di alunni disabili, anche gravi, con una presenza massima dell’insegnante di sostegno di 12 ore su 24.
  3. Presenza di alunni con disturbi del comportamento e della relazione.
    La mancanza di momenti di compresenza di 2 insegnanti (che comunque non superavano le 4 ore settimanali) non consentirà più di considerare questi casi come “problemi psicologici” da affrontare con un intervento individualizzato o di piccolo gruppo.
    Torneranno ad essere considerati “devianza” e quindi trattati come semplici problemi disciplinari.
  4. I Programmi didattici del 1985 - integrati dalle Indicazioni Moratti-Fioroni - calibrati su un orario di lezione di 30 ore di lezione dovranno essere ridimensionati : si tornerà ad una didattica del “leggere scrivere e far di conto” e delle nozioni da apprendere.
  5. Ventiquattro ore di lezione settimanali ( al posto delle 30 attuali)per insegnare 11 materie , se c’ è anche la religione cattolica diventano 22.
  6. Nessuna garanzia di sostituzione del maestro assente, con enormi problemi, anche di sicurezza, nelle scuole di 5 classi.
  7. In aggiunta alle 9 materie di insegnamento il maestro unico dovrà insegnare anche inglese (con un corso previsto di 160 ore… .!?) e informatica, portando da solo i 29 alunni in un laboratorio con 7-8 computer : totale 11 materie ( lezione frontale,studio individuale a casa al pomeriggio, compiti di verifica a scuola).
  8. Presenza di soli 1 o 2 ausiliari per ciascuna scuola (è già così) : la mancanza di sorveglianza ai piani (corridoi, scale,servizi) costringerà al ritorno ad una gestione “anni cinquanta” della classe : merenda sul banco, ai servizi solo all’intervallo e insieme in fila in bagno.
  9. Non potranno essere effettuate uscite da scuola per visite didattiche, itinerari educativi, iniziative offerte dalle associazioni culturali del territorio, in quanto le norme di sicurezza prevedono, in queste circostanze, il rapporto di un insegnante ogni 15 alunni.
  10. Il maestro può decidere da solo la bocciatura di un alunno, in quanto unico competente della valutazione.
    La responsabilità del fallimento cessa di essere condivisa fra scuola e alunno ( prima era legittimata solo da una motivazione che rendesse conto di tutto ciò che aveva fatto la scuola per risolvere le difficoltà di apprendimento) e torna ad essere responsabilità solo dell’alunno e della sua famiglia.

Per quanto riguarda la scuola d’infanzia, bisogna considerare i tempi di avvio di una attività didattica e la durata limitatissima dell’interesse e dell’attenzione del bambino.
Qui, la presenza di 1 solo insegnante per sezione e l’orario ridotto a 24 ore significa veramente la fine della funzione formativa di base fin qui esercitata.
Una formazione costruita con esperienze di laboratorio, con attività in piccoli gruppi, con uscite didattiche nel territorio vicino alla scuola e non solo.
Tutte cose che una maestra da sola con 29 alunni non potranno più essere fatte.
La scuola d’infanzia torna ad essere “asilo” nel senso etimologico di “ricovero” e l’insegnante la “maestra giardiniera”.
Di più, tutte le scuole d’infanzia costituite da 2 sole sezioni dovranno chiudere perché non è immaginabile che, in caso di assenza della collega, l’unica insegnante della scuola possa tenere per un’intera mattinata 56 bambini dai 3 ai 5 anni.
Se questo è lo scenario prefigurato dalla Riforma – e lo è – chi vuole una scuola così ?